Lo abbiamo contattato, innanzitutto per capire come un norvegese si stia trovando a Siracusa… Meravigliosamente. Quando sei sempre in giro per lavoro, tornare in un luogo come Siracusa ti restituisce immediatamente una grande energia. È diventata per me “casa”, anche perché i pochi amici e le loro famiglie che vivono lì sono entrati “nel mio cuore”. Ok, lo so, avrebbe potuto dirlo Totò Riina ma io lo dico in tutt’altro modo, spero sia chiaro. Adesso quando torno in Norvegia rimango piuttosto shokkato da come i contatti che potrebbero essere amichevoli rimangono sempre tra estranei. Per esempio, in hotel, al ristorante o in un negozio. È sempre tutto serioso lì. Mentre mi piace vedere quanto possano essere flessibili le persone del Sud, e quanti sorrisi possa ricevere in una sola giornata!
La prima volta che ho sentito “Non ho l’età era” in islandese. Solo in un secondo momento ho scoperto che era una canzone italiana
Perché proprio l’Islanda per registrare l’album? Ora è davvero il Paese più interessante dal punto di vista musicale? Son andato in Islanda perché ho scoperto questa band incredibile, gli Hjalmar, e avevo realizzato che qualsiasi cosa avessi in mente, avrei dovuta registrarla con questi ragazzi. Poi, non so bene perché, ma gli islandesi hanno davvero uno standard qualitativo altissimo per le registrazioni e anche i musicisti non sono da meno. Fa impressione quando lì vai in giro di notte e ti imbatti continuamente in altri musicisti oppure vai a casa di qualcuno e inizi una jam-session. Per non dire di quando vai nei locali ed ascolti band sconosciute ma sempre di livello altissimo. L’islandese è un linguaggio perfetto per cantare. Era collegato al norvegese ma moltissimo tempo fa, perciò capisco una parola su dieci ma apprezzo molto il suono. Negli anni ’60 andava di moda ricantare il testo in islandese di brani italiani. La prima volta che ho sentito Non ho l’età era in islandese infatti! Solo in un secondo momento ho scoperto che era una canzone italiana. Hai sempre amato il lovers rock? No, l’ho scoperto tre anni fa e non posso dire di conoscerlo perfettamente. Mi aveva dato tempo fa una compilation Jens Lekman e sempre lui mi ha anche dato il coraggio di lavorare con un groove reggae senza paura. Alcune di queste canzoni le ho scritte dieci anni fa, altre 6, altre 4 o 2. Che cosa puoi fare da solo che non puoi fare con i Kings of Convenience? Lavorare con i KoC significa lavorare con un sacco di burocrazia, non si riesce a fare niente velocemente, perché dobbiamo sempre essere d’accordo entrambi su tutto. Così se, per esempio, ascolto una band islandese che mi piace in Olanda e ritengo che potrebbe essere una bella idea registrare con loro, devo aspettare che Erik l’ascolti da qualche parte e dia la sua approvazione. E siccome lui non va in generale a molti festival, passano gli anni prima che si riescano a fare le cose. Poi dato che i Koc ora sono molti famosi si finisce in una posizione di difesa. Ci sono molte aspettative per ogni live e ogni pubblicazione e questo può essere davvero molto opprimente. Erlend Øye sarà in concerto in Italia: 4 novembre a Roma, il 5 novembre a Bologna e il 6 a Milano.